sabato 27 febbraio 2010

Caso Mills: un caso di giustizia creativa da manuale


Casi come quello dell'avvocato Mills sono da manuale. Dovrebbero essere spiegati a tutti gli studenti di giurisprudenza italiani e non. Purtroppo la giustizia creativa è una piaga del nostro Paese, e questi giudici dei miei stivali (che quando vogliono altro che processo breve, corrono, lavorano, si danno da fare e battono tutti i record), praticamente intoccabili e al di sopra della legge, sono nient'altro che la riprova del marciume che si annida all'interno dell'ultracasta. Altrimenti dovete spiegarmi proprio come sia possibile (e in quale altro Paese sia possibile) che un uomo venga accusato sulla base del nulla fino al secondo grado di giudizio per aver corrotto un avvocato inglese che ha poi testimoniato, udite udite, contro di lui. Contro di lui. Bella corruzione! Filippo Facci in questo straordinario articolo spiega bene perché il processo non doveva neanche iniziare. E infatti la Cassazione ha riportato tutti con i piedi per terra distruggendo il castello di carta creato dall'accusa. Ma l'obiettivo è stato comunque portato a termine: Berlusconi è stato almeno sputtanato ben bene. Chi paga adesso?

sabato 6 febbraio 2010

Come salvare la presidenza Obama: bombardare l'Iran


Ecco perché Obama deve agire subito se vuole riscattare la sua presidenza. Obama in un solo anno ha subito un crollo vertiginoso in tutti i sondaggi, ha incassato una pesante sconfitta in Massachussetts, non è riuscito a portare avanti la riforma sanitaria nè a chiudere Guantanamo, ha perso la sfida per le Olimpiadi del 2016 e in più le sue relazioni con Cina e Giappone non sembrano proprio decollare. La strategia della mano tesa all'Iran è miseramente fallita. Il regime degli ayatollah porta avanti il suo programma nucleare infischiandosene delle belle parole del presidente americano. Israele, d'altronde, non aspetterà che l'Iran abbia ultimato la bomba per attaccare. Agirà anche da solo se necessario, e Obama non può permettersi di incrinare il patto storico d'amicizia che lega gli Stati Uniti a l'unica democrazia mediorientale. Fermare Teheran non significa proteggere solo l'America e Israele, ma anche prevenire l'inevitabile insaprimento della situazione in Medioriente, e quindi salvaguardare la sicurezza internazionale. Secondo Daniel Pipes, dai sondaggi risulta che la maggioranza degli americani è favorevole ad un attacco preventivo contro il regime di Teheran. Il presidente Obama tenterà in tutti i modi di evitare l'attacco, lotterà contro il tempo, ma se la situazione non dovesse cambiare sarà costretto a premere il pulsante rosso...