Una cosa è certa, questa brutta vecchia abitudine di montare campagne mediatiche su vizi e peccati altrui, al fine di demolirne l’immagine pubblica, che sia presidente del consiglio oppure direttore di un grande giornale non fa differenza, è francamente penosa. Triste e penosa. Quelli che si arrapavano leggendo le intercettazioni di Repubblica e l’Espresso sugli inciuci del nostro premier godereccio e che gongolavano felici di aver trovato un altro motivo per accanirsi contro il Caimano, adesso certo non possono aprir bocca per la strategia di contrattacco prontamente avviata dal battagliero direttore de ilGiornale, Vittorio Feltri. Feltri, il cane pazzo, c’ha messo veramente poco per dimostrare che anche a destra sono capaci di abbassarsi a tanto e che nessuno è perfetto, e che se ci mettiamo a scavare negli armadi polverosi di quelli che ci fanno la morale, alla fine qualche scheletro qua e là salta sempre fuori. Colpiti e affondati.
La vendetta di Berlusconi è appena cominciata. E’ passato dalla parole, sempre troppo poco ponderate, ai fatti: azione giudiziaria nei confronti di quei giornali (pure quelli esteri) che hanno usato le vicende private del premier in modo sconsideratamente fazioso e fuorviante, alludendo per giunta a cose un tantino umilianti (la presunta impotenza del premier, l’Unità) che hanno scatenato in lui una reazione dell’orgoglio. Le questioni di principio scatenate dall’orgoglio personale a volte tradiscono e, possiamo discutere se questa ultima mossa di B. sia stata effettivamente efficace. Fatto sta, che c’eravamo un po’ tutti messi l’anima in pace sui vizi e le scappatelle del nostro premier imperfetto e peccatore, e adesso invece, siamo tornati di nuovo a sindacare ogni singolo capello.
Gridare alla censura, all’intimidazione, annunciare manifestazioni contro il bavaglio alla libertà di stampa, titolare in prima pagina "Come i fascisti", è invece, semplicemente ridicolo. Efficace o meno, intelligente o meno che sia, l’ultima mossa di B. è, però, sicuramente legittima. Se i giornali che lo hanno spernacchiato e criticato aspramente in questi ultimi mesi, lo hanno fatto sempre seguendo le regole del corretto giornalismo, senza scrivere calunnie nei suoi confronti, riportando sempre fatti veri e informazioni non diffamatorie, allora non avranno niente da temere dal processo, perché ne usciranno indenni. Querelare un giornale non è da fascisti, lo provarono Prodi e poi Di Pietro, quando querelarono ilGiornale Berlusconiano, e lo dimostrò D’Alema (ma lo stesso fece Achille Occhetto) quando se la prese a morte con Forattini e una sua vignetta querelandolo e chiedendo un risarcimento di ben 3 miliardi di vecchie lire.
2 commenti:
non so quanto possa interessare ma io, quando si vociferava di ministeri dati in cambio di culi o di bocche, non mi arrapavo mica. mi veniva, e ancora mi viene, solo un leggero giramento di coglioni.
Quello che si vociferava era assai arrapante, per la fantasia dei più intendo, non essendovi prove che i ministeri furono così assegnati. Fu più probabilmente un colpo propagandistico e autoesaltante quello di organizzare un governo con una importante presenza femminile. Siamo d'accordo però che il criterio di scelta sul lavoro dovrebbe essere solo il merito. Siamo tutti consapevoli però quanto poi nella vita reale subentrino tanti altri mille meriti, e non serve per forza arrivare alla malizia.
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