lunedì 25 agosto 2008

Non si può biasimare gli atleti


L’avevamo scritto su questo blog: attendavamo un gesto che potesse interrompere quella perfezione quasi asfissiante dell’organizzazione olimpica cinese in nome di qualche cosa di più importante. In nome del rispetto dei diritti umani; della libertà d’espressione e quindi di professare liberamente la propria fede religiosa; in nome di un signore mite vestito di rosso che si chiama Dalai Lama; in nome del suo popolo e della sua cultura che rischia di svanire per sempre all’ombra del grigio cielo pechinese. Attendavamo che qualcosa (qualcuno) si muovesse non per una generale voglia di sensazionalismi ma perché pensavamo che si potesse, anzi si dovesse, sottolineare il fatto che l’universalità dei giochi olimpici, lo spirito di fraterna sportività che li muove, sia in profonda contraddizione con quanto detto sopra. Contro l’ipocrisia delle false virtù, in modo composto, ma fermo, qualcosa in più si poteva pure fare, convinti che gli atleti certo non potevano sopperire a universali esigenze etiche, quando i loro governi in primis, più o meno avidamente, non ci avevano badato.

Sembra che le autorità cinesi siano riuscite a gestire “al meglio” questa manifestazione, ed è già un passato molto remoto il giorno in cui il Dalai Lama (18 agosto scorso) accusava l’esercito cinese di aver sparato sulla folla nella regione di Kham, nell’est del Tibet. Niente si è più saputo. Le luci si sono spente ormai. Tutto passato. E le intimidazioni, gli arresti, gli abusi, le violenze nei confronti dei dissidenti, attivisti e religiosi? Tutto passato. Le leggi speciali per le Olimpiadi che imponevano «rieducazione attraverso il lavoro» a chi scambiava parole di troppo con gli stranieri? Passate anche quelle. Rivediamo le immagini commoventi delle vittorie, le medaglie d’oro e quei pazzi record ai limiti del possibile.

Liu Qi, presidente del comitato organizzatore, colui che aveva garantito completa libertà di informazione, ha ringraziato il Cio e ha poi dichiarato che «atleti di 204 Paesi hanno gareggiato dando il meglio di se stessi in un ambiente di sportività. Il mondo necessita ora di collaborazione e sviluppo armonioso. L’Olimpiade di Pechino ha testimoniato che il mondo ha riposto fiducia nella Cina».
E la risposta del presidente del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), Jacques Rogge, è stata questa: «Sono stati giorni meravigliosi. Attraverso questi Giochi il mondo ha imparato qualcosa sulla Cina e la Cina ha imparato qualcosa sul mondo». No, non si può assolutamente biasimare gli atleti.

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