La tragedia del Tibet non è solo un fatto di cronaca recente. Nel 1950 la Repubblica Polopare Cinese invase e occupò il Tibet violando qualsiasi legge internazionale. Il Dalai Lama, dopo la repressione violenta della rivolta del ’59, fu costretto a fuggire e a chiedere asilo politico in India dove si stabilì e costituì il governo tibetano in esilio.
Nel 1959, 1961 e 1965, l’Onu approvò tre risoluzioni a favore del Tibet perché cessasse la violazione dei diritti umani. Tuttavia, fino a pochi mesi fa, buona parte dell’opinione pubblica, sembrava aver dimenticato, o non conoscere affatto, la situazione in cui il popolo tibetano era precipitato.
Poi qualcosa è cambiato, la torcia olimpica è partita per il suo viaggio verso la Cina per "BEIJING 2008" e l’Occidente ha iniziato a posare lo sguardo su quella parte di mondo, e sulla protesta pacifica dei monaci tibetani, la più grande dal 1989.
Davanti tanta violenza quella del boicottaggio è sembrata a molti la soluzione migliore e sono partite decine di campagne per sostenerla. Ma non è così. Sarebbe solo l’ulteriore gesto ipocrita di un Occidente che parla si di boicottaggio, ma continua a fare affari e a dipendere economicamente dalla Cina. Non è la prima volta che le Olimpiadi vengono affiancate alla politica.
Era il 1968 e a Città del Messico, Tommie Smith e Lee Evans salirono sul podio a piedi nudi e a testa bassa, mentre riecheggiavano nello stadio le note dell’inno americano e innalzarono il loro pugno chiuso. Il loro gesto di protesta fece il giro del mondo e scosse la comunità internazionale. E da quel giorno qualcosa cambiò per molti giovani afroamericani. Quegli atleti protestarono per i loro fratelli e in ricordo delle vittime della discriminazione razziale.
Chissà se anche quest’anno una corsa, un lancio oppure una vittoria non diventino un pretesto per coinvolgere il mondo, un motivo in più per tirar fuori il Tibet da quell'assordante solitudine.
Natalia A.
1 commento:
Spero tanto che queste olimpiadi servano a far invertire rotta alla Cina.. verso la democrazia.
Posta un commento