Mi chiedo: ma alla Corte europea non hanno proprio un bel cavolo da fare? Devono proprio menarcela con la solita storiella ridicola della laicità dello Stato? Questi nuovi burocrati dell'era moderna, espressione massima di un laicismo ateo e relativista, dopo aver negato la Storia, rifiutando di inserire qualsiasi riferimento alle radici giudaico-cristiane del vecchio Continente nella sua Carta Costituzionale, pretendono ora, a suon di sentenze politicamente corrette, di stravolgere anche le nostre tradizioni, di cancellare le nostre radici culturali che, piacciano oppure no, affondano in un terreno di cristianità.
Il crocefisso esposto nella aule scolastiche sarebbe un problema. Un problemone perchè costituirebbe, stando a quanto stabilito dalla Corte europea di Strasburgo, «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». Di più: «il crocefisso potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei». Una scemenza clamorosa. Il crocefisso non è che un simbolo delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra identità. Chi potrebbe mai infastidirsi alla vista di un simbolo d'amore universale, un simbolo di carità e di tolleranza, chi se non un pazzo o un fanatico ateista? E i giudici della Corte europea non sono certamente pazzi.
Questo è invece il famoso articolo di Natalia Ginzburg che già il 22 Marzo del 1988 aveva scritto, dalla pagine dell'Unità, perchè "quella croce rappresenta tutti". Un articolo stupendo, intenso e straordinariamente attuale.
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