Eluana Englaro, per una decisione della Corte d’appello del tribunale civile di Milano, non sarà più alimentata. Sarà lasciata morire di fame e di sete.
Penso che questa decisione, che per altro contrasta con altre sentenze precedenti, sia profondamente sbagliata.
Tutte le vite sono degne di essere vissute e non vorrei mai che un tribunale decidesse al posto mio sulla base di frasi pronunciate decenni prima. "Io sono adesso". Solo su questo principio si dovrebbe ritenere attendibile la mia volontà che può cambiare e rinnovarsi. Non ho gli stessi convincimenti di 16 anni fa. Sono una persona diversa. Nessuno può decidere per me. Mai. Tantomeno domani per quello che ho detto oggi.
La vita è vita sempre. La condizione di stato vegetativo è una condizione vitale. Non permette di avere relazioni con l'esterno. Ma quando parliamo di stato vegetativo parliamo di una condizione di vita. Come ricorda Marco Barbieri sul Foglio: "la letteratura clinica è ricca di casi di uomini e donne che dopo periodi di “coma” come Eluana si sono incredibilmente risvegliati. Cioè hanno ripreso un contatto “interattivo” con il nostro mondo. Ma non è dato sapere “se” questo possa accadere. Né tantomeno è ipotizzabile immaginare “quando”.
Quando il termine "vita" diventa sinonimo di "qualità" cominciano i problemi veri. La soglia della qualità della vita degna di essere vissuta da chi viene stabilita? In base a che cosa?
A me pare che questo sia un interrogativo molto laico.
2 commenti:
Salve Dott. Fabio (le confesso che mi farebbe piacere conoscere il suo cognome e saperne di più sul suo conto), scrivo in merito alla sua splendida inziativa di creare un blog alternativo, un blog per tutti. Spero che la sua inziativa abbia un grosso riscontro soprattutto tra gli intellettuali del nostro paese ormai in caduta libera. Il confronto migliora il pensiero. Speriamo che tutti inizino almeno a pensare...
profondamente colpito e sinceramente incazzato da quello che leggo!!
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