mercoledì 3 dicembre 2008

L'Iraq di Bush


E come per magia si ricomincia a parlare di Iraq, guarda un po’. Tutti si accorgono, solo adesso, che laggiù la situazione non è poi così male come l’avevano raccontata fino all’altro ieri. Ed ecco i primi, timidi, elogi al generale Petraeus. Ed eccoli i primi, timidissimi, quasi sussurrati, apprezzamenti all’ostinazione (vincente) del presidente Bush.
Si accorgono solo adesso che un Iraq democratico, politicamente più stabile, meno soggetto a violenze intestine, potrebbe rivelarsi un fattore determinante per gli equilibri mediorientali e mondiali. Tutti sbalorditi dai dati che confermano come il terrorismo, la criminalità e gli attentati, stiano diminuendo sostanzialmente; la gente riapre i negozi, i mercati si risvegliano, le mamme accompagnano di nuovo i propri figli a scuola, i teatri si ripopolano, un’intera società ricomincia a respirare aria di normalità e di libertà: è un bel colpo di magia o è frutto di una strategia politica efficace? Avremmo ottenuto gli stessi risultati assecondando le richieste pacifiste?

La politica di Bush può essere criticata, certo, ma non possiamo non riconoscere che sia stata efficace: l’America di oggi è molto più sicura di otto anni fa. La lotta al terrorismo portata avanti dal presidente americano, di concerto con i leader europei, ha dato i suoi frutti in occidente, evitando nuovi attentati, ma necessita di continui sforzi e di una collaborazione capillare. Avremmo dovuto capire subito che non potevamo intraprendere un’azione di contrasto al terrorismo internazionale prescindendo da quel territorio così cruciale nello scacchiere mediorientale. Avremmo dovuto capire subito che l’11 settembre non era un problema solo americano.
Ecco quindi che l’Iraq, ironia della sorte, da simbolo del fallimento dell’amministrazione Bush, potrebbe rivelarsi, la sua più grande vittoria. La Storia emetterà il suo giudizio, severo sotto molti aspetti, eppure George W. Bush non sarà ricordato solo per la sua impopolarità.

3 commenti:

Michele ha detto...

Salve, condivido pienamente il suo post perche' in certi momenti storici i veri leader deveno prendere decisioni difficili che possono risultare impopolari alla maggioranza, ma che servono alla sicurezza e alla stabilta' mondiale.
Propio per questo sono stato un sostenitore dell' amministrazione Bush. Spero soltanto che Obama voglia continuare questa politica che puo' salvare l'America da nuovi 11 settembre!

gabbianourlante ha detto...

errori di percorso si. ma che non si venga a dire che porre le basi di una democrazia nel medioriente di oggi, sia sbagliato.
i terroristi infatti sono ridotti a cercarsi spazi in altri paesi, vedi sudest asiatico. ciao

Anonimo ha detto...

USA: BUSH, IRAQ MIO RIMPIANTO; INTELLIGENCE HA SBAGLIATO

"Il piu' grande rimpianto di tutta la mia presidenza e' certamente il fallimento dell'Intelligence sul'Iraq". Il presidente uscente Usa, George Bush, riconosce i suoi errori in un'intervista a La Repubblica. "Credo di essere stato impreparato alla guerra - ha detto Bush -. Non avevo fatto campagna elettorale dicendo 'Per favore votatemi, io riusciro' a gestire un attacco'. Insomma non mi aspettavo un guerra". Bush continua ad analizzare la situazione con il 'senno del poi' e spiega: "Molta gente si e' giocata la reputazione su questo dicendo che le armi di distruzione di massa erano un motivo valido per rimuovere Saddam Hussei". "Non posso disfare quello che e' stato fatto" ha aggiunto il presidente. "Vorrei che l'intelligence fosse stata diversa".

RISULTATO:
4.207 caduti americani (17 a novembre)
314 caduti alleati
Impossibile quantificare le vittime delle forze di sicurezza irakene e dei civili dall'inizio della guerra.

Il terrorismo internazionale è vivo e vegeto nei paesi alleati come il Pakistan!

Bombardiamo Islamabad!!!