giovedì 25 settembre 2008

Elezioni americane - Domani il primo round




Il primo dibattito televisivo tra i due candidati alla Casa Bianca sarà sulla politica estera. Buona visione.

venerdì 19 settembre 2008

Evvai, siamo falliti...!



Adesso l'Italia rischia di rimanere senza la sua linea aerea.

Il commento di Nicola Porro su Il Giornale di oggi è perfetto.

lunedì 15 settembre 2008

Uno spot, uno stile, un presidente




Si è vero McCain non è in grado di mandare una mail. Ma non perchè è arretrato o antimoderno, semplicemente, perchè non può. Dopo essere stato torturato per cinque anni e mezzo in Vietnam, aver subito il supplizio della corda, si ritrova oggi con le spalle disarticolate e, oltre a far difficoltà ad allacciarsi le scarpe, a pettinarsi, eccetera, fatica a digitare su una tastiera. Quando si dice agire con tatto... Complimenti a Barack Obama & soci per lo stile e la garbatezza. Chapeau!

giovedì 11 settembre 2008

11 Settembre 2001


Ero a casa di un mio amico quel pomeriggio dell’11 settembre 2001. Sei ore di fuso orario ci separavano da quella tragica mattinata newyorkese. Avevo 17 anni, ero un ragazzino.
Ancora non potevo immaginare quanto quell’avvenimento avrebbe cambiato la mia vita. Capii che qualcosa di grave era accaduto quando vidi le Torri fumanti praticamente su tutti i canali della tv. L’11 settembre lo conservo nel cuore e nella mente. Posso ancora sentire quel senso di smarrimento che c’era nell’aria. Il cielo era sereno, ma a noi sembrava surreale. Quando uscimmo per raggiungere gli altri, al nostro solito luogo d’incontro, percepii un senso di strana angoscia dentro di me. Non era lo stesso posto di sempre. C’era qualcosa che lo rendeva diverso e tristemente speciale. Quelle immagini impressionanti erano il centro della nostra discussione. Quel giorno, ne sono sicuro, non è passato senza lasciare traccia, ha contribuito a plasmare la mia coscienza, ad accendere i miei interessi e a farmi puntare lo sguardo sul mondo con meno superficialità. Compresi che la vita era capace di sconvolgerti. Quello che stava accadendo oltrepassava la mia piccola e comoda realtà e mi obbligava a crescere. Ognuno di noi conserva un ricordo particolare dell’11 settembre 2001.

Un ricordo che non dovrebbe mai perdere il carattere collettivo. Non era solo l’America il bersaglio dei terroristi, ma la sua cultura, la sua religione, i suoi valori che sono essenzialmente i nostri stessi valori. E, infatti, il terrorismo ha colpito poi anche in Spagna, in Inghilterra e “in tutti quei paesi arabi che non si vogliono piegare all’Islam radicale” (come ricorda Giuseppe De Bellis su Il Giornale di oggi). Quelle Torri che sfioravano il cielo, non erano solo un simbolo della forza e della vivacità economica statunitense, erano innanzitutto un simbolo di libertà. E, assieme al pentagono, erano la sintesi della cultura occidentale, dove il principale compito dello Stato liberale e democratico è quello di difendere e garantire le libertà individuali, i diritti civili, e quindi la nostra sicurezza. Quel giorno le conquiste della nostra civiltà furono apertamente minacciate, e nel modo più vile e feroce, una nazione venne messa in ginocchio, e con lei tutti i paesi che in quegli stessi valori si riconoscevano, ebbero la sensazione di non essere più al sicuro. Già il giorno successivo, però, il presidente Bush annunciava al mondo che l’America non si sarebbe arresa di fronte alla cultura della morte, ma avrebbe reagito e stanato i responsabili di quell’immane tragedia schierandosi in prima linea nella guerra contro il terrorismo islamico e, assieme ai suoi amici e alleati, avrebbe lottato per garantire la pace e la sicurezza nel mondo. Mantenne la parola data.

Come tutti gli avvenimenti sconvolgenti, come tutti gli orribili episodi che vanno oltre la nostra immaginazione per livello di disumanità, su quel giorno e su quell’attentato terroristico, non ci siamo fatti mancare nessun tipo di fantasticheria. L’esercito dei complottisti aveva di nuovo un motivo per mettersi in marcia. Diverse convinzioni finivano per alimentare altrettante congetture che portarono alle più svariate conclusioni. Ognuna a suo modo suggestiva ed intrigante, ma tutte avversarie della realtà. La realtà era lì, evidente, come il dramma che vissero tutti i cittadini americani e lo strazio che dovettero patire i parenti delle vittime. E’ stato un istinto naturale quello di unirsi al dolore di quel popolo e provare tristezza e compassione per tutti quelli che morirono, così atrocemente, in una qualsiasi mattina di settembre.
Sono passati sette anni da quella strage che ha cambiato il corso della storia e in qualche modo la vita di tante persone nel mondo, ed oggi, questo racconto lo voglio dedicare a tutti gli americani e a tutti quelli che credono nei valori della libertà e dell’uguaglianza, per non dimenticare che l’11 settembre 2001 venne dichiarata guerra non agli Stati Uniti ma a tutti i paesi liberi. Quel giorno ci sentivamo giustamente “tutti americani”. Dobbiamo continuare ad esserlo per non rinnegare noi stessi e quello in cui crediamo. God Bless America!

mercoledì 10 settembre 2008

Siamo americani...


"Combatterò per la mia causa ogni giorno come vostro presidente. Combatterò per essere sicuro che ogni americano abbia tutte le ragioni per ringraziare Dio, come io Lo ringrazio: perché sono americano, un cittadino orgoglioso del più grande paese della terra, e con un duro lavoro, una fede forte e un po’ di coraggio, le cose grandi sono sempre alla nostra portata. Combattete con me. Combattete con me. Combattete per quello che è giusto per il nostro paese. Combattete per gli ideali e il carattere delle persone libere. Combattete per il futuro dei nostri figli. Combattete per la giustizia e le opportunità per tutti. Alzatevi in piedi per difendere il nostro paese dai suoi nemici. Alzatevi in piedi gli uni per gli altri, per la bella, benedetta, generosa America. Alzatevi, alzatevi, alzatevi e combattete. Nulla è inevitabile qui. Siamo americani e non ci arrendiamo mai. Non molliamo mai. Non ci nascondiamo mai dalla storia. Noi facciamo la storia". (John S. McCain, St. Paul).

venerdì 5 settembre 2008

Elezioni Americane - Beautiful (Mc)Day




Saint Paul (Minnesota) - Ieri è stato il giorno di John S. McCain. Ha fatto capire all'America di che pasta è fatto, ha dimostrato a tutti che non è facile batterlo, metterlo ko. L'icona pop democratica, Barack Obama, capace di galvanizzare le frange più sognatrici del paese, con la sua bella retorica e il suo fascino hollywoodiano, ancora non è riuscito ad annichilire un avversario come John McCain. E a questo punto anche i cosiddetti sondaggisti si guardano smarriti. Infatti solo due giorni fa, secondo un sondaggio pubblicato anche dal New York Times e apparso sul sito della Cbs, i due candidati erano in pareggio, ma McCain doveva ancora pronunciare il suo discorso. McCain è riuscito nell'impresa di conquistare il timone del partito conservatore anche se è sempre stato considerato il meno ortodosso fra i candidati repubblicani. Adesso è pronto per conquistare l'intera nazione che, nel frattempo, sembra già avere un debole per la straordinaria rivelazione Sarah Palin, la mamma più tosta d'America. La vera sfida comincia solo adesso. Ma Sarah ne è sicura John McCain "sa come si vincono le battaglie difficili".