giovedì 11 settembre 2008

11 Settembre 2001


Ero a casa di un mio amico quel pomeriggio dell’11 settembre 2001. Sei ore di fuso orario ci separavano da quella tragica mattinata newyorkese. Avevo 17 anni, ero un ragazzino.
Ancora non potevo immaginare quanto quell’avvenimento avrebbe cambiato la mia vita. Capii che qualcosa di grave era accaduto quando vidi le Torri fumanti praticamente su tutti i canali della tv. L’11 settembre lo conservo nel cuore e nella mente. Posso ancora sentire quel senso di smarrimento che c’era nell’aria. Il cielo era sereno, ma a noi sembrava surreale. Quando uscimmo per raggiungere gli altri, al nostro solito luogo d’incontro, percepii un senso di strana angoscia dentro di me. Non era lo stesso posto di sempre. C’era qualcosa che lo rendeva diverso e tristemente speciale. Quelle immagini impressionanti erano il centro della nostra discussione. Quel giorno, ne sono sicuro, non è passato senza lasciare traccia, ha contribuito a plasmare la mia coscienza, ad accendere i miei interessi e a farmi puntare lo sguardo sul mondo con meno superficialità. Compresi che la vita era capace di sconvolgerti. Quello che stava accadendo oltrepassava la mia piccola e comoda realtà e mi obbligava a crescere. Ognuno di noi conserva un ricordo particolare dell’11 settembre 2001.

Un ricordo che non dovrebbe mai perdere il carattere collettivo. Non era solo l’America il bersaglio dei terroristi, ma la sua cultura, la sua religione, i suoi valori che sono essenzialmente i nostri stessi valori. E, infatti, il terrorismo ha colpito poi anche in Spagna, in Inghilterra e “in tutti quei paesi arabi che non si vogliono piegare all’Islam radicale” (come ricorda Giuseppe De Bellis su Il Giornale di oggi). Quelle Torri che sfioravano il cielo, non erano solo un simbolo della forza e della vivacità economica statunitense, erano innanzitutto un simbolo di libertà. E, assieme al pentagono, erano la sintesi della cultura occidentale, dove il principale compito dello Stato liberale e democratico è quello di difendere e garantire le libertà individuali, i diritti civili, e quindi la nostra sicurezza. Quel giorno le conquiste della nostra civiltà furono apertamente minacciate, e nel modo più vile e feroce, una nazione venne messa in ginocchio, e con lei tutti i paesi che in quegli stessi valori si riconoscevano, ebbero la sensazione di non essere più al sicuro. Già il giorno successivo, però, il presidente Bush annunciava al mondo che l’America non si sarebbe arresa di fronte alla cultura della morte, ma avrebbe reagito e stanato i responsabili di quell’immane tragedia schierandosi in prima linea nella guerra contro il terrorismo islamico e, assieme ai suoi amici e alleati, avrebbe lottato per garantire la pace e la sicurezza nel mondo. Mantenne la parola data.

Come tutti gli avvenimenti sconvolgenti, come tutti gli orribili episodi che vanno oltre la nostra immaginazione per livello di disumanità, su quel giorno e su quell’attentato terroristico, non ci siamo fatti mancare nessun tipo di fantasticheria. L’esercito dei complottisti aveva di nuovo un motivo per mettersi in marcia. Diverse convinzioni finivano per alimentare altrettante congetture che portarono alle più svariate conclusioni. Ognuna a suo modo suggestiva ed intrigante, ma tutte avversarie della realtà. La realtà era lì, evidente, come il dramma che vissero tutti i cittadini americani e lo strazio che dovettero patire i parenti delle vittime. E’ stato un istinto naturale quello di unirsi al dolore di quel popolo e provare tristezza e compassione per tutti quelli che morirono, così atrocemente, in una qualsiasi mattina di settembre.
Sono passati sette anni da quella strage che ha cambiato il corso della storia e in qualche modo la vita di tante persone nel mondo, ed oggi, questo racconto lo voglio dedicare a tutti gli americani e a tutti quelli che credono nei valori della libertà e dell’uguaglianza, per non dimenticare che l’11 settembre 2001 venne dichiarata guerra non agli Stati Uniti ma a tutti i paesi liberi. Quel giorno ci sentivamo giustamente “tutti americani”. Dobbiamo continuare ad esserlo per non rinnegare noi stessi e quello in cui crediamo. God Bless America!

1 commento:

Anonimo ha detto...

ora che sono trascorsi alcuni anni dal attentato a new york ho deciso di raccontare alcuni fatti avvenuti tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90.quando frequentavo le scquole medie parlai casualmente in classe del inizio della 4 guerra mondiale,nel settembre 2001,ed inviarono 2 esperti che manifestarono scetticismo il primo livore il secondo,che diceva di collaborare con i servizi segreti.successivamente quando frequentavo le scquole superiori un prof ex poliziotto,mi propose a nome del questore di modena,di infiltrarmi tra i black block,che sapevano gia di li a venire,non se ne fece niente,ma mi chiesero informazioni sulla banda della uno bianca,e gli dissi che era formata da poliziotti,come avevo apreso da un ragazzo di bologna un sabato sera,presero molto a male quello che gli dissi,e per rivalsa mi segnalarono al ministero degli interni,che mi schedo ,e apri un fascicolo su di me,in seguito le indagini portarono al arresto dei savi.iniziarono in questa maniera a considerarmi un loro confidente,ed a interessarsi a quello che avevo scoperto sul attentato a new york,dissi loro che nel settembre 2001 dei terroristi di area saudita avrebbero dirottato degli aerei di linea e li avrebbero schiantati sulle twin tower,che in seguito ci sarebbero stati altri attentati,tra cui la stazione dei trani di madrid e il metro di londra.successivamente mi dissero che non si sarebbe fatto nulla in proposito.lolli gabriele.