mercoledì 7 aprile 2010

Benedetto XVI: un Papa sotto bersaglio


Perché Benedetto XVI viene ingiustamente accusato di fatti gravissimi anche quando è palesemente innocente? Come si fa ad accusare Ratzinger di complicità per fatti di pedofilia quando è il Papa che più ha combattuto e più si è speso per contrastare questo deplorevole fenomeno? Perché questo Papa è sempre sotto bersaglio? «Un principio di risposta», secondo Sandro Magister, «è che papa Benedetto è sistematicamente attaccato proprio per ciò che fa, per ciò che dice, per ciò che è». Secondo Magister, la pedofilia è solo l'ultima delle armi puntate contro Joseph Ratzinger. Ogni volta egli è puntualmente attaccato dove più esercita il suo ruolo di guida. Prima Ratisbona e le critiche di intolleranza contro l’islam; poi La Sapienza e le accuse degli scientisti; la liberalizzazione del rito antico della messa e quindi l’accusa di antimodernità; poi ancora, le accuse di inimicizia con gli ebrei quando «nessun altro papa, prima di lui, si è spinto tanto avanti nel definire una visione positiva del rapporto tra cristianesimo ed ebraismo»; infine, i recenti attacchi del New York Times sul caso Murphy. Un Papa mite, Joseph Ratzinger. Al contrario del suo predecessore, evita quando può la luce dei riflettori, per concentrarsi sulla parola, sulla sostanza. E’ questa la forza di Benedetto XVI. E, probabilmente, anche la sua debolezza. Il Papa filosofo vuole che sia la forza della verità a vincere e niente altro. Non vuole piacere a tutti i costi. Preferisce far piacere l’idea, potente e rivoluzionaria, che Gesù Cristo non sia solo un personaggio storico. Preferisce rovesciare il dubbio sfidando la ragione ad ammettere la possibilità: “e se fosse vero?” Capisco che questo, nell’era di facebook e di youtube, è dirompente e per molti insostenibile. Perché dovremmo vivere come se Dio ci fosse? Perché dovremmo vivere secondo una morale precisa? Che senso ha essere cristiani nel 2010? Perché ragione e fede dovrebbero dialogare e sostenersi reciprocamente?
Il lavoro di Benedetto XVI è un lavoro durissimo, quasi impossibile. Al giorno d’oggi è difficile anche solo sostenere l’esistenza della verità quale che sia, figuriamoci accettarne una che ha più di duemila anni.
Questo Papa sa bene quanto è faticoso penetrare la superficialità dilagante; quanto è impegnativo vincere i pregiudizi e proporre un’alternativa valida alla spasmodica ricerca del piacere; quanto è importante ricordare alle persone che Dio è amore, che non c’è libertà senza verità, che Cristo non è privazione, ma speranza e buonumore. Proprio perché l’uomo è profondità e spiritualità, oltre che corpo ed istinto, le parole di Ratzinger arrivano dritte al cuore di chi è disposto ad ascoltare. Di chi è disposto a ragionare.

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