mercoledì 1 settembre 2010

Le parole che non vi ho detto, di Barack Obama


Il discorso che serviva a mettere la parola fine alla guerra in Iraq è stato pronunciato ieri dal Presidente americano Barack Obama. Lo ha fatto nel suo stile: misurato, pacato, prudente. Fin troppo. Per qualcuno le cose più importanti sono quelle che non ha detto. Infatti, Obama, che pure in questi mesi non ha lesinato elogi ai suoi soldati, forse avrebbe potuto riconoscere l'errore commesso nel 2007, quando si oppose al massiccio invio di rinforzi voluto da Bush, che invece si rivelò determinante per l'efficacia della dottrina Petraeus. Forse avrebbe potuto dire chiaramente e una volta per tutte che il reggime saddamita andava destituito a prescindere dalle armi di distruzione di massa. Avrebbe potuto dire che la dottrina del cambio di regime in Iraq era già nata con Clinton quando nel 1998 firmò una legge bipartisan sulla liberazione dell'Iraq che tra le altre cose confermava la presenza di armi di distruzione di massa. Che Bush utilizzò anche quei documenti, ma che la guerra rientrava nella più vasta lotta al terrorismo intrapresa subito dopo l'11 settembre. Che le armi di distruzione di massa sarebbero state semmai un aggravante del "reato". E che il reato di cui Saddam era colpevole era quello di essere un dittatore che finanziava e armava terroristi attraverso i proventi derivanti dal petrolio. Obama avrebbe potuto ribadire che un Iraq libero e più sicuro giovava agli iracheni in primis, oltre che alla sicurezza mondiale. Che l'esportazione della democrazia non era semplice retorica imperialista, ma qualcosa di concreto e tangibile. Milioni di iracheni che affollavano i seggi elettorali lo hanno provato. Milioni di elettori entusiasti che, se fosse stato per i pacifisti, oggi sarebbero ancora sudditi di Saddam. E dopo aver giustamente ricordato i costi che i cittadini americani hanno dovuto sopportare a causa della guerra, oltreché ovviamente il dolore per le morti dei soldati, Obama avrebbe potuto ricordare che nessuna cantilena complottista ha mai nemmeno sfiorato la realtà dei fatti. Che il petrolio è sempre rimasto nelle mani dello stato iracheno, e che, proprio di recente, la Iraqi National Oil Company (Inoc) ha beneficiato della vendita dei diritti di estrazione su alcuni giacimenti petroliferi assegnati a diverse compagnie mediante regolari aste. "I militari americani hanno compiuto ogni missione che gli è stata data. Hanno sconfitto un regime che terrorizzava la sua gente, hanno protetto gli iracheni, addestrato le forze irachene e eliminato i capi dei terroristi. E' grazie a loro che l'Iraq ha l'opportunità di abbracciare un nuovo destino", ha detto il Presidente Obama. Se questa non è una vittoria, cos'è allora?

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